Saranno visitabili fino al 30 Settembre le cinque mostre permanenti allestite in occasione della Biennale di Arte, Pensiero e Società “Tutto in Gioco” di Civitanova Marche Alta, un ampio progetto che prevede, dal 10 Luglio al 6 Settembre, una serie di incontri e dibattiti con grandi personalità della cultura, concerti, eventi, performance e laboratori scientifici e creativi.
Nello spazio multimediale San Francesco (Chiesa di San Francesco) è stato allestita la mostra “Razza Umana/Italia” del fotografo Oliviero Toscani, un’installazione site specific che fa parte del progetto Nuovo Paesaggio Italiano promosso da La Sterpaia, Bottega dell’Arte della Comunicazione diretta da Oliviero Toscani. Come si legge in una dichiarazione di Toscani “Razza Umana è uno studio socio-politico, culturale e antropologico. Fotografiamo la morfologia degli italiani, per vedere come siamo fatti, che faccia abbiamo, per capire le differenze. Prendiamo impronte somatiche, catturiamo i volti degli italiani, vecchi e nuovi. Del resto, chi è l'italiano: il siciliano o l'altoatesino?”. Lo spazio della chiesa infatti è interamente riempito di gigantografie di foto di volti di uomini, donne, giovani, anziani e bambini, che scendono dal soffitto in maniera disomogenea, il cui impatto visuale colpisce l’osservatore non appena varca la soglia d’ingresso.
Nello spazio che normalmente è dedicato alle opere pittoriche, sopra agli altari laterali della chiesa, sono proiettati ininterrottamente video di brevi interviste a persone, mentre lo spazio di fronte all’altare maggiore è occupato da una croce gigante costituita da una serie di macrofotografie. E’ un’umanità che mette in mostra sé stessa, come in uno studio antropologico che per trovare l’essenza parte dalla superficie. Diceva Oscar Wilde che solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze. Toscani mette in mostra i segni del tempo e dell’esperienza che si insinuano e riflettono nei visi e nelle espressioni e fa parlare i propri soggetti di riflessioni volatili, desideri inconsistenti, retro-pensieri, niente di inconfessabile ma tutto riconducibile ad una normalità troppo spesso misconosciuta. Un’umanità, un’italianità espressiva, né bella né brutta ma tutto sommato serena, spesso sorridente. Lo stesso fotografo è stato è sarà presente a Civitanova nel primo e nell’ultimo weekend per fotografare gli spettatori della Biennale, foto dalle quali nascerà una nuova mostra che coinvolgerà letteralmente gli spettatori all’interno dell’opera.
Sempre all’insegna dell’arte contemporanea è allestita nell’Auditorium di Sant’Agostino la mostra “Novecento. Futuro in Gioco nell’arte del XX secolo”, più di sessanta capolavori selezionati da Evio Hermas Ercoli in un excursus che parte dalle prime avanguardie degli anni ’20 all’arte considerata, secondo la periodizzazione statunitense, postmoderna o contemporanea, che va dagli anni ’40 in poi. Vi sono quindi significativi “assaggi” del periodo futurista e cubista, con artisti come Balla, Soffici, Severini, Prampolini, Depero, e Boccioni, con un bellissimo “Ritratto di donna”, più intensamente espressionista, dal colore vivido e dalla pennellata compatta; un suggestivo “Treno in Corsa” di Pannaggi, espressione del “dinamismo universale” e della velocità tanto cercati dai futuristi, come nella corsa ascendente dell’”Idrovelocità” di Tato (Guglielmo Sansoni), del movimento che moltiplica e scompone le cose nella loro percezione, distruggendo “la materialità dei corpi”, come accade anche per le scaglie luminose del “Sole fra gli alberi” di Dottori.
L’entusiasmo e la volontà quasi irriverente di rottura col passato delle avanguardie viene scemando intorno al secondo dopoguerra, lasciando il posto alle figure solitarie di Carrà con “Madre e figlio”, ai colori tiepidi, i toni di grigio e le volumetrie isolate delle nature morte De Pisis, alla metafisica nostalgica di un passato mitico di De Chirico, con l’onirico capolavoro “Le muse inquietanti”, i “Cavalli sulla spiaggia” ed i “Cavalli in riva al mare”, all’astrattismo essenziale e “lunare” di Licini (opera della serie “Amalassunta” e “Fantastico”). L’ultima parte della mostra vede l’irrompere dei primi interventi sulla tela, con materiali e gesti: abbiamo quindi vere e proprie “violazioni” della superficie pittorica, con i tagli di Fontana, il rame, l’ottone e le scorie di fusione su tela di Mannucci, e interventi di geometria e trame ritmiche, come la “Composizione” di Burri, il “Quadrato e sole” di Giò Pomodoro e la “Tramatura” di Scanavio.
L’excursus si conclude con un tuffo nell’estetica pop di Mario Schifano, con “Esso”. Dall’arte contemporanea ai “Piccoli Teatri” del ‘700-‘800, in un allestimento di antichi burattini e teatrini settecenteschi della collezione Zanella-Pascqualini nelle sale della Pinacoteca Civica e dell’ ex Sacrario, dove lo spettatore può ammirare marionette di celebri marionettisti come la famiglia Lupi, la famiglia Colla, pietra miliare per gli allestimenti, le scrupolose ricostruzioni storiche e la quantità di personaggi manovrati, Vittorio Podrecca, Pio Rame, con uno dei primi scheletri completi, scolpito in legno, Dante Labia, Pietro Rasoniero ed altri, Augusto Galli per i burattini e Francesco Bernardon e Sebastiano Zappala per i pupi, mostrando un’interessante confronto fra pupi catanesi e pupi palermitani. Vi sono inoltre teatrini e fondali scenici del ‘700 e dell’800.
Le altre due mostre, “Nemici per gioco?” e “Tra i banchi di scuola” presentano delle preziose testimonianze del passato italiano, interessantissime dal punto di vista storico e sociale. “Nemici per gioco?”, curata dal professor Angelo Ventrone del Centro di Documentazione dei Partiti Politici nelle Marche in Età Contemporanea, presenta una serie di manifesti grafici inediti del secondo dopoguerra, in particolare a testimonianza dello scontro ideologico e politico prima e durante le elezioni politiche del ’48, quando da una parte il Partito Comunista (che era unito al PSI e ad altre piccole formazioni di sinistra nel Fronte Democratico Popolare) era accusato di essere un nemico interno al servizio dell’Unione Sovietica e di voler instaurare in Italia un nuovo totalitarismo, dall’altra la DC era accusata di essere manipolata dagli Stati Uniti per instaurare anch’essa un totalitarismo di stampo clerico-fascista. Tutto questo si riflette in una singolare mescolanza di linguaggio grafico e discorsivo, che non disdegna la denigrazione e la demonizzazione dell’avversario, e anzi sembra proprio voler impostare la propria capacità persuasiva (vera e propria propaganda) in una dialettica corrosiva basata sull’aut-aut – o con noi o contro di noi. Non mancano registri satirici, appartenenti però ai decenni successivi, dalla fine degli anni ’70 agli anni ’90, con il giornale murale “Robinud”, i Quaderni di satira “Il quaderno del sale”, quindicinale di supplemento a “Il male”, con falsi numeri de “La Repubblica”, del “Corriere della sera” o dell’”Osservatore romano” (quest’ultimo ad esempio mostrando in prima pagina una foto del papa con un neonato in braccio, col titolo “Il papa è papà”) e vecchie edizioni di “Cuore”, degli anni ’90.
“Tra i banchi di scuola. Vita scolastica italiana tra Otto e Novecento”, curata dal professor Roberto Sani per il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Macerata, illustra, grazie ad una singolare raccolta di materiali didattici, giochi, arredi scolastici, la vita della scuola elementare del primo Novecento. Ritroviamo così, nella prima stanza, giocattoli dagli anni ’30 agli anni’50, cazzuola e rastrellino, un cavallo a dondolo, un monopattino in legno, macchinine, hoola hop. Nella seconda stanza è presente una ricostruzione in legno di un’aula scolastica con tanto di cattedra con mappamondo, lavagna a quadretti, una fionda nascosta nel vano portaoggetti del banco, sussidiari, favole, quaderni e Cartine dell’Italia del ’39, cartine dell’Europa del 1812-15, carta dei Doveri dello studente e Decalogo dell’igiene. Infine in una terza stanza è presente una collezione vastissima di quaderni, pagelle degli anni ’40, atlanti, foto, trottole, tamburelli, soldatini, numeri di Topolino, pallottolieri, calamai… Un tuffo in un passato che i giovani conoscono solo nei racconti dei più anziani, una memoria storica che riaffiora negli adulti e prende forma nella mente delle muove generazioni, delineando un panorama storico in cui le stesse aule scolastiche riflettevano un determinato tessuto sociale, politico e di conseguenza educativo, dove accanto alla croce dietro la cattedra vi erano le foto di Mussolini e di Vittorio Emanuele III, dove le pagelle erano titolate Opera Balilla. Centinaia di libri, quaderni, cimeli di ogni genere che invitano a riflettere sul passato ma anche sugli irreversibili e lenti processi storici che hanno portato alla scuola com’è oggi.
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