Con una collezione di circa 1700 opere d’arte e un centro di documentazione di circa 2 mila volumi, il Mad Musée (Musée de l’Art Differenciée) di Liegi (Belgio) è un museo ed un’iniziativa unica nel suo genere. Emanato nel 1998 dal Creahm (Créativité & handicap mental), un laboratorio creativo per persone con handicap mentale a Liegi, e ufficialmente riconosciuto come museo dalla Comunità francofona del Belgio nel 2008, il museo ospita ed espone al pubblico opere d’arte di persone affette da malattia mentale provenienti da tutto il mondo. Diverse centinaia di opere della collezione inoltre appartengono ad artisti italiani.
“La prima nazionalità presente nella collezione dopo gli artisti belgi sono gli italiani, seguiti da tedeschi, olandesi ed inglesi. Le opere provengono da tutto il mondo - spiega Brigitte Van den Bossche, responsabile del Centro documentazione e della comunicazione -. Le opere degli artisti italiani ci piacciono particolarmente”.
L’istituto collabora da diversi anni con laboratori italiani come il Blu Cammello di Livorno, La Tinaia di Firenze, dal quale ha recentemente acquisito numerose opere, La Manica Lunga a Cremona, il laboratorio Adriano e Michele a San Colombano al Lambro (Mi) e l’Alce in Rosso a Castiglione delle Stiviere (Mn), tutte associazione e officine creative collegate ad istituti psichiatrici. In passato il museo ha inoltre collaborato con Bianca Tosatti, critica d’arte contemporanea e uno dei maggiori esperti di “art brut” – o arte marginale, manicomiale – che ha lavorato in Italia con i responsabili di numerosi atelier psichiatrici.
Il museo è una emanazione del centro di creatività per persone con handicap mentale Creahm, fondato dall’artista ed educatore Luc Boulanger nel 1979. “Luc Boulanger credeva nel principio che tutti gli uomini possono essere artisti se incoraggiati ad esprimere la propria creatività - dice Van den Bossche -. Quando il laboratorio negli anni novanta si è trasferito in un altro edificio, in questo edificio è stato creato il museo.”
Attualmente la collezione permanente non è accessibile al pubblico, in quanto l’attuale edificio non è più idoneo all’esposizione. In attesa di trovare una nuova sede, il Mad Musée organizza ogni anno una serie di esposizioni temporanee. Dal novembre 2010 fino a fine febbraio 2011 ad esempio è stato possibile visitare la retrospettiva sull’artista Alessandra Michelangelo, che ha lavorato al Blu Cammello di Livorno.
“Una mostra molto importante perché Alessandra è un artista incredibile,” afferma Van den Bossche. “Grazie alla collaborazione con Riccardo Bargellini del Blu Cammello, abbiamo organizzato la prima esposizione personale di Alessandra all’estero accompagnata dalla prima pubblicazione in assoluto di un catalogo sulle opere dell’artista. Siamo rimasti molto scioccati alla notizia della sua morte nel 2009.”
Durante l’anno il museo espone ogni tre mesi circa una selezione di opere della collezione permanente al Grand Curtius di Liegi. “Dal punto di vista dell’’art differenciée’, raramente riconosciuta nei circuiti artistici ufficiali, il Grand Curtius è una fortuna per noi perché si tratta di un museo molto prestigioso a Liegi - afferma Van den Bossche -. In questo modo abbiamo occasione di mostrare le opere ad una gran quantità di turisti e visitatori.”
Fino al mese scorso al Grand Curtius erano esposte opere di artisti italiani della collezione del Mad Musée. La mostra, “Se non è vero, è bello”, è stata curata da Gustavo Giacosa, attore e ballerino della compagnia Pippo Delbono, appassionato di outsider art e curatore di numerosi eventi sul rapporto fra arte e follia. Le opere, di artisti come Franco Bellucci, Salvatore Pirchio, Giampaolo Coresi, Riccardo Sevieri, Umberto Bergamaschi, Maria Grazia Trevisonno e numerosi altri artisti tutti provenienti da laboratori creativi italiani, rappresentano per la maggior parte figure umane, con l’intento di esplorare il rapporto con l’altro.
Negli anni passati il Mad Musée ha organizzato diverse esposizioni personali di artisti italiani come Franco Bellucci del Blu Cammello nel 2007 - la sua prima esposizione fuori dall’Italia - o Antonio della Valle della Manica Lunga nel 2006. Purtroppo però non sempre gli artisti hanno l’opportunità di vedere le proprie opere esposte.
“Le opere che selezioniamo vengono da laboratori artistici che non hanno necessariamente scopo terapeutico. Ci basiamo in primo luogo su un canone estetico e nell’esporre le opere cerchiamo innanzitutto di valorizzare l’opera piuttosto che il vissuto personale e la storia psichiatrica dell’artista. Vogliamo che la gente impari a vedere ed apprezzare questo tipo di arte differente - spiega Van de Bossche -. E’ inoltre necessario che l’artista abbia alle spalle una ‘storia’ artistica, un percorso definito, che non sia insomma alle prime armi”.
Il museo espleta questa missione di educazione ad una “visione più ampia” anche attraverso visite guidate ed eventi educativi rivolti soprattutto ad un pubblico giovane, in particolare scuole. Nel centro di documentazione vi sono inoltre circa 2 mila volumi accessibili al pubblico sull’”art differenciée” e l’”outsiders art” o “art brut”. “Il centro di documentazione ha come obiettivo di fornire una prospettiva sull’’art differenciée” e sull’’art brut’ più ampia rispetto alla collezione del museo. Spesso artisti outsider sono persone sole con una pulsione verso l’arte che producono opere senza possedere un passato accademico o frequentare un ambiente artistico. Un esempio è Filippo Bentivegna a Sciacca in Sicilia, che era un contadino con la passione per la scultura”, afferma Van den Bossche.
Per i prossimi due anni il museo sta lavorando al Nomad project, con lo scopo di esporre le opere della collezione in luoghi sempre diversi – musei, associazioni – e anche in paesi diversi. Sta inoltre progettando, in collaborazione con Riccardo Bargellini, la prima pubblicazione su Riccardo Sevieri, un artista del Blu Cammello.
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